Il fenomeno delle fake news e più in generale quello della disinformazione, caratterizzano ormai da anni il mondo dell’informazione. Calati all’interno di un’epoca digitale come la nostra, in cui i social media sono ormai divenuti veri e propri gatekeeper dell’informazione, imbattersi in notizie false diviene sempre più facile: difficile è invece distinguere tali notizie e correre ai ripari per arginare il fenomeno della disinformazione che oggi diviene sempre più concreto e potente.
Per comprendere quanto il fenomeno delle fake news sia un tema attuale, basta semplicemente ricordare come negli ultimi anni, con lo scoppio della pandemia, ognuno di noi abbia dovuto mettere in atto un vero e proprio filtraggio delle notizie ed informazioni, derivante da quello che potrebbe essere considerato un vero e proprio bombardamento quotidiano di news, barcamenandosi di continuo tra notizie false e notizie vere e fondate, quest’utime solitamente diffuse dalle istituzioni e da personalità di rilievo nella comunità scientifica. Ma non solo la pandemia da Covid-19; anche nelle vicende belliche che stanno coinvolgendo Russia e Ucraina, il tema delle fake news e della disinformazione ritorna ancora una volta alla ribalta, ricordandoci quanto l’informazione corretta abbia un ruolo fondamentale per comprendere cosa accade intorno a noi e permetterci così di realizzare un’idea quanto più possibile fedele alla realtà, orientando di conseguenza i nostri pensieri ed azioni.
L’utilizzo strategico dei social media per combattere la disinformazione
Innanzitutto partiamo con il chiederci: che cos’è una fake news?
Meglio conosciuta con il termine di “bufala”, si tratta di una notizia falsa, solitamente diffusa via internet da buontemponi, ed altre volte diffusa con intenti mirati di agire sull’opinione pubblica, al fine di modificarne certezze o convinzioni.
Le fake news sono da sempre esistite, ma è con l’avvento dell’era digitale che tali notizie false viaggiano ad una velocità maggiore attraverso i nuovi canali dell’informazione e riescono a raggiungere un pubblico sempre più vasto e diversificato. Le piattaforme social come Instagram, Twitter o Facebook, per citare quelle più famose e conosciute, possono essere oggi considerate come potentissimi canali di diffusione delle notizie e di conseguenza anche un vero e proprio terreno per la proliferazione di fake news. Tali piattaforme social, mediante complessi algoritmi, monitorano continuamente l’ attività online degli utenti, presentando di solito nei loro feed contenuti che catturano l’attenzione o basati su ricerche già fatte in precedenza. Solitamente si tratta di notizie e contenuti che vanno a confermare (le scienze cognitive, parlano a questo proposito di “confirmation bias”) le proprie convinzioni iniziali; in altre parole, gli utenti tendono maggiormente a dare retta a quelle notizie i cui contenuti sono maggiormente simili alle proprie idee e convinzioni. Tale profilazione algoritmica, e cioè quell’attività di raccolta ed elaborazione di dati sugli utenti che permettono di suddividere l’utenza in gruppi di comportamento, permette di accedere a fonti d’informazione diversificate, ma allo stesso tempo espone gli utenti ad un maggior rischio di fake news e disinformazione.
Nell’ultimo periodo ed in particolare con lo scoppio della pandemia, le piattaforme social hanno mostrato impegno nell’affrontare in sinergia con le istituzioni il fenomeno delle fake news, svolgendo un ruolo strategico ed attivo nella lotta all’informazione falsa e confermando ancora una volta il ruolo che ormai esse hanno assunto nella quotidianità degli utenti. I social network sono quindi tutt’altro che irrilevanti quando si parla di disinformazione, ma occupano un posto fondamentale tra gli strumenti utilizzati per combattere la disinformazione, dal momento che gli utenti sembrano affidarsi sempre più alla propria rete di contatti per quanto riguarda la ricerca di informazioni, andando ad attribuire veridicità e credibilità anche alle notizie diffuse da tali piattaforme.
Alfabetizzazione digitale e controllo delle fonti: le due armi fondamentali per sconfiggere la disinformazione
Travolti quotidianamente da quello che si potrebbe definire uno “tsunami” di news, non è assolutamente facile distinguere una notizia falsa da un’altra veritiera ed in particolare la sensazione del ” non sapere di chi fidarsi” diviene sempre più forte e costante. Molto spesso grossi problemi nell’individuare le fake news, li incontrano gli appartenenti alla “Generazione X”, coloro che sono cioè nati tra il 1965 ed il 1980, e quindi quella generazione che ha visto la nascita dei nuovi media e della tecnologia digitale, ai margini di quei cambiamenti che hanno investito invece completamente le generazioni successive completamente immerse nell’uso di Internet sin dall’infanzia e per questo definita come la generazione dei “nativi digitali”.
I giovani, passando molto più tempo sui social e destreggiandosi molto più abilmente nell’utilizzo delle piattaforme online riescono maggiormente a distinguere una notizia o un post avente contenuti falsi rispetto ai baby-boomers che invece tendono a prendere per “buone” e quindi per vere qualsiasi notizia che appare nei propri feed.
Come è possibile quindi nel concreto realizzare un passo in avanti a sostegno di un’informazione corretta ed arginare una volta per tutte il fenomeno delle fake news?
Di certo, il mondo online, è un mondo in continuo cambiamento e non esiste una formula magica o un metodo assoluto in grado di combattere una volta per tutte la disinformazione, ma è possibile attraverso una vera e propria cultura della preparazione, che parta da un’alfabetizzazione digitale e dall’attribuzione del giusto peso al ruolo dei social media oggi, fare dei passi a favore dell’informazione libera e veritiera. Tale alfabetizzazione deve innanzitutto partire dalla necessità di spingere ogni utente verso fonti attendibili, partendo proprio dal controllo delle fonti ed una verifica dell’origine dei dati: è necessario ad esempio filtrare i dati riportati dalle personalità di rilievo per l’opinione pubblica come ad esempio i politici o esperti di vario tipo, che potrebbero essere soggetti a strumentalizzazione o nel caso di studi scientifici è importante valutare ogni volta l’autorevolezza di chi conduce lo studio, oltre a considerare alcuni conflitti d’interesse non manifesti.
Certamente imparare a giudicare le informazioni e le notizie trasmesse dai mezzi di comunicazione non è cosa semplice, ma, capire tra i media e le fonti d’informazione, chi è realmente in grado di realizzare un accurato processo di verifica, è fondamentale per identificare le voci credibili a cui dare fiducia, garantendo in questo modo a noi stessi una comunicazione efficace e corretta, prerogativa di ogni paese libero e democratico e che punti alla tutela dell’interesse generale.
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