La comunicazione politica, soprattutto negli ultimi anni, ha assunto un ruolo strategico e determinante nella buona riuscita di una campagna elettorale. Essa permette di far leva sul sentiment generale avvicinando gli utenti ai candidati con l’intento di creare una rete di sostegno estesa e consolidata. Non esistono regole o discipline specifiche che dettano la linea ma il presupposto è quello dell’antica “oratoria” che oggi deve fare i conti con la diffusione della tecnologia, dei social e dei contenuti multimediali (ormai immancabili).
Un passo indietro…. L’oratoria e la retorica
Il termine “oratoria” indica l’arte antica di utilizzare le parole per comporre e pronunciare un discorso in pubblico. L’oratore era colui che, attraverso l’uso magistrale delle parole, aveva la capacità di incantare, ammaliare e convincere i suoi auditori. La parola oratoria, viaggia insieme ad un altro termine molto utilizzato nell’ambito della comunicazione in generale: “retorica”. La retorica, un tempo, era un vero e proprio mestiere e il “retore” era colui che insegnava i precetti di quest’arte permettendo di dar vita a discorsi capaci di avere un senso logico, un contenuto esatto ma anche un’enfasi travolgente a forte impatto empatico. Le origini dei manuali di retorica risalgono all’area siciliana, l’oratoria è una specifica espressione della tradizione culturale greca sin dai tempi di Omero.
Il “Buon oratore”
Chi è il buon oratore oggi? Colui capace di esprimersi con contenuti esatti e in modo elegante? Colui che riesce a convincere con fermezza ed esattezza? Colui che rispecchia i canoni dell’antica oratoria greca?
Assolutamente no!
Questa descrizione aulica e ideale del professionista delle parole ha perso tono e consistenza nel tempo. Possiamo fare un esempio per comprendere in quale modo si è trasformato il significato semantico del termine. È il 1977 quando un comico, Beppe Grillo, inizia a fare televisione, una carriera in forte ascesa legata alla sua capacità di convincere le persone facendo leva sul loro stato d’animo e sulla loro rabbia. Nel 2005 apre il suo blog. Si esibisce prevalentemente con spettacoli dal vivo, monologhi sull’attualità spesso di taglio ambientalista o legati all’economia. Intanto, la comunità virtuale dei suoi lettori cresce a dismisura e sono sempre di più i sostenitori di quel modo di articolare il linguaggio spesso accusatorio e dissacrante. Diventa così un buon oratore. Nel senso, che diventa un oratore capace di coinvolgere, animare e accendere una popolazione tiepida e stanca dei soliti discorsi e della solita politica.
“Noi, non siamo come gli altri”
In poco tempo Grillo è riuscito a riunire, attorno a sé, centinaia e poi migliaia di persone. Ha fondato un movimento politico “Il Movimento 5 stelle” ed ha promesso di comporre una nuova compagine mossa da ideali nuovi e capace di cambiare la classe politica italiana accusata di essere collusa, corrotta e alla deriva di sé stessa. La comunicazione, nei primi anni dalla nascita del movimento, fu dirompente sia in termini di diffusione (per la prima volta si utilizzano i social e le piattaforme web come strumento prevalente per fare politica) sia dal punto di vista contenutistico. Molti si approcciarono a questo nuovo mondo, luminari, intellettuali, giornalisti. Tutti attratti da un movimento che nel giro di pochi anni ha fatto dimenticare la sua origine: Un vaffa… continuo urlato nelle piazze di tutta Italia contro il sistema. Ma loro non erano come gli altri, non erano politici di professione, non avevano interessi da tutelare. Promuovevano una democrazia diretta, dal basso. Rimarcavano la forza dell’uno vale uno della decisione collettiva attraverso la piattaforma Rousseau. Un modo per spingere gli iscritti alla militanza e alla partecipazione. Un tornado che travolse tutti e assorbì molte persone che stanche delle vecchie contrapposizioni politiche decisero di votate per il movimento Pentastellato che fece un’incredibile intercetta di voti entrando prepotentemente nelle aule del parlamento. Col tempo la popolarità e l’efficacia di quella strategia si è persa in una nuvola di disillusione. Ma resta il caso di scuola di come, un buon uso delle parole e dei mezzi di comunicazione, ha aperto le porte più prestigiose dello Stato italiano a gente completamente lontana dal mondo della politica.
Teorie di manipolazione dell’opinione pubblica
La scalata del Movimento 5 Stelle è stata possibile grazie a diversi fattori che operando, tra loro, in modo sinergico hanno permesso di ottenere risultati inaspettati. Alla base di tutto c’è la “Teoria di manipolazione dell’opinione pubblica” applicata su diversi piani alla comunicazione politica del partito di Grillo. Ovviamente, quest’ultimo, non avrebbe potuto realizzare nulla di tutto quello che è stato realizzato senza il supporto economico, finanziario e strategico di un altro protagonista importante, cofondatore del Movimento 5 stelle: Gianroberto Casaleggio. Cruciale è stato il ruolo di una serie di influencer stipendiati dalla Casaleggio Associati per pilotare online gli argomenti e le tematiche che vengono portate avanti dal Movimento 5 Stelle, per favorire il consenso e disincentivare eventuali opinioni contrastanti. Il blog www.beppegrillo.it, le web-tv, i social network e i meetup hanno funzionato da cassa di risonanza.
L’effetto “Daily Me”
La strategia di comunicazione politica del Movimento 5 Stelle ha seguito una logica bene precisa che potremmo definire “logica del Daily Me”. In estrema sintesi, l’utente viene circondato e bombardato da notizie che provengono da diverse fonti ma che hanno una sola matrice. Tutti i punti di vista diventano uno solo. Si spegne il pluralismo e l’unica vera realtà e quella urlata con maggior forza dal miglio oratore in campo. Rinchiuso nel suo giornale personalizzato, il lettore si sente protetto ideologicamente, solo perché non mette mai in discussione i propri credo, non considerando alcuna opinione diversa dalla sua.
Più contenuti più informazione
La macchina da guerra costruita dai comunicatori del Movimento ha provocato un aumento esponenziale dell’informazione creando un effetto illusorio. Molti utenti hanno pensato che leggere molte informazioni si traduce in essere molto informati. Un precedente pericoloso che ha rafforzato un fenomeno sociale: il populismo.
Con il tempo, quella macchina perfetta costruita e finanziata per monopolizzare l’informazione e l’opinione pubblica, ha mostrato grandi limiti. Basandosi quasi essenzialmente sull’effetto illusione. Uno dei punti forti fu, infatti, la candidatura del “neofita”. I personaggi scelti, a loro dire, erano lontani dal mondo dalla politica e vicini alle realtà sociali. Il limite imposto era quello di un solo mandato. Non si tenne conto del fattore tempo, del cambio di opinione e del trasformismo istituzionale che di lì a poco portò ad una graduale e irreversibile perdita di fiducia nei confronti del movimento più osannato del secolo.
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