Comunicazione politica: la rivoluzione di Barack Obama

Comunicazione politica la rivoluzione di Barack Obama

La comunicazione politica non si presta ad approssimazioni e nasce sempre da uno studio accurato del contesto e delle situazioni.

 

“Cavalli e Baionette” su tutte le testate giornalistiche del mondo

Siamo nel 2012, Barack Obama, in corsa per le sue seconde elezioni presidenziali, si confronta con il governatore repubblicano Mitt Romney che gli contesta il fatto di aver ridotto le spese militari durante il suo primo mandato riducendo il numero delle navi in forza alla Marina.

“È vero” gli risponde Obama. “Abbiamo meno navi rispetto agli anni 60 ma abbiamo anche meno cavalli e meno baionette. I tempi cambiano”. Cavalli e baionette diventano subito virali su Twitter e il giorno dopo, la rassegna stampa di tutto il mondo non parla d’altro. Barack Obama, limitandosi a creare immagini con le parole, non solo è riuscito a replicare con successo alle affermazioni del suo competitor ma ha anche dimostrato l’efficacia delle immagini e la forza delle connessioni semplici. Obama vincerà, quella tornata elettorale diventando, ancora una volta, Presidente degli Stati Uniti D’America.

Sostituire un concetto con un’immagine

Obama risponde a Romney sostituendo un concetto con un’immagine. Avrebbe potuto dire che “gli investimenti non sono stati ridotti” oppure che “Il progresso tecnologico e l’innovazione permette di operare ampie riduzioni di spesa senza impatto sul sistema organizzativo della nazione” ma impatto sull’opinione pubblica sarebbe stato lo stesso? La risposta è: “Certamente NO!”.

Molte persone hanno difficoltà a comprendere linguaggi complessi. Accade nella politica ma anche nelle dinamiche aziendali, nello svolgimento di qualsiasi altra professione e nella vita di tutti i giorni. Chi riesce ad esprimersi in modo semplice e comprensibile tiene alta l’attenzione su sé stesso e mantenerla.

Gli unici animali con il potere della parola

La comunicazione è importante, tutte le parole che pronunciamo lo sono. Siamo gli unici animali con il potere di esprimersi verbalmente. Con le parole possiamo tranquillizzare qualcuno o farlo agitare. Possiamo dargli speranza oppure toglierla. Basterebbe questo per comprendere la forza del linguaggio, in tutte le sue forme.

Il linguaggio della tribù. Ieri come oggi, i tempi che non cambiano

Le tribù sono delle realtà sociali, diffusissime in passato e ancora presenti in alcune zone del mondo. Ogni gruppo parla una determinata lingua diversa da quella di altre tribù. Chi appartiene ad un gruppo riesce a comprendersi, proprio attraverso il linguaggio. Dobbiamo pensare che, nella comunicazione politica, spesso accade la stessa cosa.

Lavorare sulla percezione e coinvolgere i sostenitori

È il 4 novembre del 2008 quando Barack Obama, leader dei democratici, diventa il 44° presidente degli Stati Uniti, sconfiggendo il candidato repubblicano John McCain. Una vittoria inattesa, sorprendente e quasi inimmaginabile resa possibile anche e soprattutto grazie ad un lavoro di comunicazione minuzioso, attento e puntuale svolto dal suo staff. Furono proprio i suoi specialisti della comunicazione a fare la differenza in quella prima (e non unica) tornata elettorale. Riuscirono a trovare sostenitori, coinvolgerli in iniziative e trasformarli in veri e propri attivisti. La comunicazione di Obama parte dallo studio e dall’analisi dei fenomeni. Da una disamina approfondita dei movimenti di protesta e del sentiment popolare che, in precedenza, riuscì a dilagare tra l’opinione pubblica attraverso il web usato per l’organizzazione di eventi. Oggi potrebbe sembrare ovvio e scontato ma 15 anni fa non lo era affatto tanto da colpire per la forza del contenuto innovativo di quella strategia esplosiva, lineare e decisamente efficace bastata, per l’appunto, sul web 2.0 e un’ottima interazione tra comunicazione off e online.

 

Sentirsi comunità

Diciamoci un segreto. Vince chi ha la capacità di coinvolgere le persone, di farle sentire parte di una squadra, di una tribù, di un gruppo o di una comunità. Il senso di appartenenza serve a costruire una macchina inarrestabile che si muove in modo sistematico e si rafforza sempre di più. Alla base di ogni gruppo e di ogni comunità c’è il dialogo e l’intesa tra le parti coinvolte. Il linguaggio, la parola e lo scambio di idee si traduce in pura energia capace di creare legami importanti e duraturi.

Attraverso il web, Obama e i suoi specialisti (uno staff gigantesco) hanno intercettato persone affini per poi metterle in relazione tra loro.

Obama ha invitato i sostenitori a creare contenuti come post e video, li ha spronati ad appoggiarlo trasformandoli in attori della sua campagna elettorale. Tutti insieme verso la stessa direzione. Uniti, compatti, come un gruppo scelto di persone che in quel contesto storico e in quel momento particolare si sono sentite tutte vincitrici.

YouTube

Obama, che prima di diventare Presidente era senatore dell’Illinois, utilizzò YouTube per accrescere in modo rapido ed esponenziale i consensi attraverso il web. Il suo staff veicolò i suoi discorsi attraverso il canale YouTube e lo fece in modo impeccabile dal punto di vista tecnico e grafico confezionando video a forte impatto empatico che dal momento della loro pubblicazione diventavano virali ed inarrestabili. La decisione di Obama di sfruttare al massimo i social media, in particolare YouTube, ha generato un effetto domino su tutta la politica americana.

La First Lady

Barack Obama, nei suoi due anni di mandato, ha avuto accanto una presenza preziosa: quella di Michelle LaVaughn Robinson avvocata, scrittrice e moglie. Non una donna di facciata ma un pilastro che ha avuto un forte peso eh ha veicolato un messaggio implicito e fortissimo agli elettori: le donne non sono un passo indietro ma affianco. Immagine che emerge da ogni conferenza pubblica e ogni evento a cui i due hanno presenziato.

 

“Yes, we can!”

Lo slogan di Obama divenne famoso in tutto il mondo ed ispirò libri, musiche ed altre campagne elettorali. In poche parole racchiude molteplici punti di forza. “Si, noi possiamo”. Il messaggio è di speranza e apertura verso il futuro. Un messaggio che troviamo all’inizio del suo primo mandato ma anche nel suo discorso d’addio. Si rivolge a tutte le fasce della popolazione, non fa leva sulla paura, evidenzia il tema della costruzione di personalità eccellenti a servizio della nazione, parla del valore dell’educazione e dei giovani, di opportunità, di crescita collettiva. Il piano comunicativo si muove seguendo quello umano, accessibile, immediato e responsabile. Si percepisce una comunanza di ideali, una vicinanza emotiva, una dimensione lontana dagli stereotipi dei presidenti del passato. Si presentano entrambi, marito e moglie, insieme davanti al “loro” popolo.

 

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