Social e Politica. Personaggi e partiti sempre più influenti

Social e Politica. Personaggi e partiti sempre più influenti

Social e Politica, il binomio sembra ormai inscindibile. Ad oggi è difficile trovare un candidato che non abbia, nella peggiore delle ipotesi, un profilo su tutti i social. Impossibile immaginare una campagna elettorale, anche iper locale, senza uno spazio virtuale da utilizzare come piazza per veicolare messaggi, immagini e contenuti emozionali. “Non esiste più la vecchia cara politica fatta sui palchi e nei rioni” sostiene ancora qualcuno. Ma la verità è che oggi l’identità digitale è fondamentale per stabilire un primo importante contatto tra il candidato e il suo potenziale elettore. E non basta solo comunicare. Occorre comunicare bene, con costanza, con passione e con equilibrio. Un’impresa tutt’altro che facile.

Multilevel

La politica si serve dei social e i social si servono della politica. Lo vediamo tutti i giorni. L’obiettivo è quello di creare un rapporto più informale e diretto capace di coinvolgere anche e soprattutto i giovani che sono presenti nel web ma meno attenti alle notizie che veicolano sui giornali e attraverso le tv. I tradizionali comizi si trasformano in una lunga kermesse di contenuti virali frutto di un vero e proprio marketing politico di multilivello. I leader delle nazioni usano Twitter e TikTok oltre a Facebook e Instagram  . I social sono anche il punto forte delle amministrazioni comunali e delle liste e dei gruppi politici che si accingono a nuove elezioni.

Il Marketing Politico: un nuovo mondo da scoprire

Quando parliamo di marketing politico e social media, facciamo riferimento ad uno studio che si intreccia ad una serie di tecniche indispensabili alla politica attuale. Il francese Michel Bongrand, autore tra gli altri del libro “Le marketing politique”, lo definiva in questo modo: «Il marketing politico è un insieme di tecniche aventi come obiettivo di favorire l’adeguamento di un candidato al suo elettorato potenziale, di farlo conoscere al maggior numero di elettori e a ciascuno di essi in particolare, di creare la differenza con i concorrenti e gli avversari e con un minimo di mezzi, di ottimizzare il numero di suffragi, che occorre guadagnare nel corso della campagna».

Un focus sui Leader internazionali “molto attivi”

L’uso del marketing politico, in Italia e nel mondo, ha permesso di aumentare esponenzialmente la fama e la popolarità di personaggi e partiti. Partendo dall’analisi degli insight quantitativi di alcuni elementi come il numero di follower e l’engagement, la Fondazione Italia Digitale e Osservatorio Digitale, hanno condotto un’indagine provando a stilare una vera e propria classifica generale dei capi di governo più seguiti sui social, ottenuta sommando le fanbase sulle tre piattaforme: Facebook, Instagram  e Twitter. “Al primo posto c’è il ministro indiano Narendra Modi (con oltre 207 milioni di seguaci), seguito dal presidente dell’Indonesia Joko Widodo (al secondo posto, con più di 80 milioni di follower) e dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden (terzo, con 66 milioni di seguaci). Al quarto e quinto posto si trovano rispettivamente il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan (40  milioni di seguaci) e quello dell’Ucraina Volodymyr Zelenskyj (27 milioni di follower)” (Leggi qui l’articolo completo).

I leader italiani. Dalla comunicazione dei Cinque stelle alla Bestia

Anche in Italia l’uso del marketing politico è uno degli elementi imprescindibili di ogni campagna politica e di ogni realtà di rilievo. La “tradizione” di utilizzare i social come strumento per attrarre utenti e condurli alle urne, nel nostro Paese, è stata avviata dal Movimento Cinque Stelle che ha cavalcato un’onda in crescita capace di coinvolgere intere generazioni attraverso un linguaggio immediato e diretto. Le strategie comunicative dei pentastellati hanno trovato forza in quello spazio comune offerto dal web. Tutti, protagonisti attivi e passivi, si sono sentiti parte della strategia politica e in qualche modo hanno aperto la strada ad una prassi che con il tempo si è strutturata senza mai perdere il suo principale elemento di forza: l’elemento emozionale.

Fare leva sui sentimenti. Un’arma per vincere (ma non sempre vincente)

Se dovessimo analizzare le strategie dei principali leader politici come Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi, Giuseppe Conte, Elly Schlein ed altri. Ci renderemmo subito conto che sebbene ognuno si muova su una propria direzione comunicativa, tutti, fanno leva sul lato emozionale. Meloni ha improntato la sua strategia sull’italianità e sulla famiglia. Matteo Salvini ha portato avanti una politica di comunicazione contraria all’immigrazione e incentrata sulla necessità di un Paese più sicuro. Berlusconi, anche prima dei social, ha fatto leva sul lavoro e sulla tutela di imprenditori e capitali come elemento imprescindibile per l’economia territoriale. Mentre, com’è noto, le compagini di sinistra incentrano tutto sui diritti civili, sulla tutela delle fragilità e sul lavoro delle classi meno agiate che non deve tradursi in sfruttamento o fuga di cervelli. Quanto detto è, per ovvi motivi, una sintesi esemplificativa per spiegare come il comunicatore usa elementi emozionali per catturare l’attenzione e mantenerla alta.  Tuttavia, è bene precisare che in un epoca in cui la comunicazione sembra ed è diventata essenziale, la competenza deve necessariamente lasciare il posto all’improvvisazione.

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