Diffamazione sui social: come difendersi dai leoni da tastiera

Diffamazione sui social come difendersi dai leoni da tastiera

In un’era in cui i social media sono diventati la piazza principale per le conversazioni quotidiane, la diffamazione sui social si è trasformata in un problema sempre più frequente e delicato. Questo articolo esplorerà il fenomeno della diffamazione online, offrendo una panoramica di cosa significa, come si manifesta, quali rischi comporta per chi la perpetra e, soprattutto, come difendersi efficacemente.

Cosa vuol dire diffamare qualcuno

La diffamazione è un reato che si verifica quando una persona diffonde informazioni false su un’altra, danneggiando la sua reputazione di fronte a una comunità. Affinché un’affermazione sia considerata diffamatoria, deve essere non solo falsa, ma anche condivisa con malizia, ossia con l’intento di nuocere.

Diffamare qualcuno equivale ad offendere la reputazione, l’onore di una persona ma anche di un’azienda. È l’articolo 595 del codice penale che ne prevede il reato. Affinché si possa parlare di reato è necessario che l’offesa provenga da una persona che comunica con più soggetti, almeno due anche se non presenti nello stesso momento.

L’offesa verso la reputazione di un’altra persona o azienda deve realizzarsi in assenza della persona diffamata, cosicché il reato si possa consumare nel momento in cui il terzo percepisce le parole diffamatorie. Il reato di diffamazione può essere commesso in vari contesti: comunicando verbalmente con altre persone oppure tramite gesti, commenti e messaggi lasciati sui social network.

Che cos’è la diffamazione sui social?

La diffamazione sui social rappresenta la trasposizione di queste pratiche diffamatorie sui social media. In questo contesto, le dichiarazioni diffamatorie possono diffondersi rapidamente, raggiungendo un pubblico molto ampio in breve tempo, il che può aggravare significativamente i danni alla reputazione della vittima.

La diffamazione sui social è una particolare tipologia di diffamazione. Il reato è previsto dall’articolo 595, comma 3, del Codice penale che punisce con la reclusione da sei mesi a tre anni oppure, in alternativa, con la multa minima di 516 euro colui che offende l’altrui reputazione comunicando attraverso la stampa o con un mezzo di pubblicità.

Per quanto riguarda i social, la Cassazione stabilisce che i social network devono essere considerati come mezzi di pubblicità. Per cui, anche un messaggio postato all’interno di un gruppo ristretto di “amici” può avere la capacità di raggiungere un numero indeterminato di persone. Ecco che in tal senso, secondo la giurisdizione italiana ci sono tutti i presupposti per poter parlare di ipotesi di “diffamazione aggravata”. 

Esempi di diffamazione

La diffamazione sui social può avvenire attraverso dei commenti sui social come Facebook, Instagram  , Whatsapp ecc. Il commento diffamatorio può consistere anche in una foto o in una vignetta offensiva, in una frase. Ovviamente su qualsiasi social si può criticare liberamente qualcosa o qualcuno purché sia fondata su fatti veri, espressa in modo misurato e rispettoso della dignità morale e professionale degli altri.

Cosa si rischia per diffamazione sui social?

Le conseguenze legali della diffamazione sui social possono essere severe. Chi diffama può essere soggetto a sanzioni che includono multe pecuniarie non inferiori a 516 euro e, in alcuni casi, pene detentive da sei mesi a tre anni, come previsto dall’art.595, comma 3, del Codice Penale. Inoltre, la vittima può richiedere un risarcimento danni per la perdita subita.

La raccolta delle prove

Raccogliere prove di diffamazione sui social è fondamentale per una difesa efficace. Salvare screenshot dei post, commenti e qualsiasi altra forma di comunicazione che possa essere considerata diffamatoria è fondamentale per supportare una eventuale azione legale.

Grazie al commento e al nominativo indicato le Forze dell’Ordine potranno risalire al diffamatore. Le successive indagini saranno volte a risalire al codice ID, ovvero al numero che identifica in modo univoco e infallibile l’account di ogni utente iscritto ad un social network e all’indirizzo IP (il numero che identifica in modo certo il punto da cui è avvenuta la connessione a internet).

La Suprema Corte ha stabilito che può essere ritenuto sufficiente anche il solo nickname del profilo se non ci sono dubbi che le espressioni diffamatorie possano provenire dal titolare dell’account.

Diffamazione sui social: come difendersi

Difendersi dalla diffamazione sui social richiede una strategia ben congegnata. Consultare un legale specializzato in diritto della rete è il primo passo raccomandato dagli esperti in materia. È anche possibile contattare direttamente le piattaforme social per segnalare e richiedere la rimozione di contenuti diffamatori.

Nel momento in cui un soggetto viene diffamato pubblicamente sui social, come anticipato prima, è consigliabile effettuare uno screenshot del commento. Il passo successivo consiste nella presentazione di una querela allegando lo screenshot come prova. Per questa operazione è sempre consigliabile rivolgersi a un avvocato penalista oppure recarsi personalmente nella caserma più vicina.

Dopo aver presentato la querela inizieranno le dovute indagini alla ricerca del colpevole. Non appena inizierà il processo penale ci si potrà costituire parte civile per chiedere un risarcimento del danno all’autore del reato. 

Ingiuria sui social

L’ingiuria è un’offesa all’onore o al decoro di una persona effettuata attraverso parole o comportamenti. Sul social media, questo può tradursi in insulti diretti o insinuazioni offensive, che, pur non essendo false come le affermazioni diffamatorie, possono comunque essere dannose.

L’ingiuria rappresenta l’offesa all’onore o al decoro di una persona presente, a differenza della diffamazione in cui si può anche insultare ed offendere una persona non presente in quel dato momento. Ciò vale anche quando la persona sia solo virtualmente presente. Secondo la Cassazione il reato di ingiuria può avere luogo anche quando, tramite i social vengono inviati messaggi di insulti all’interno di una chat in tempo reale nel momento in cui l’altro è online (Cass n. 44662/2021).

Conclusioni finali

Affrontare la diffamazione sui social richiede non solo una conoscenza approfondita delle leggi che regolano la materia, ma anche una pronta reazione da parte delle vittime e un adeguato supporto legale. In un mondo sempre più connesso, dove le parole viaggiano più velocemente delle riflessioni, è fondamentale agire tempestivamente per proteggere la propria reputazione e integrità personale.

Per chi si trova ad affrontare una situazione di diffamazione online, è essenziale ricordare l’importanza di documentare tutto e consultare un avvocato specializzato. Le piattaforme social hanno il dovere di collaborare nella lotta contro la diffamazione e spesso offrono strumenti per segnalare e rimuovere i contenuti inappropriati. Utilizzare queste risorse può essere un primo passo efficace per fermare la diffusione di informazioni nocive.

È, altresì, importante educare e sensibilizzare gli utenti dei social media sull’importanza del rispetto reciproco e delle conseguenze legali delle proprie azioni online. Promuovere un ambiente online più rispettoso e consapevole può ridurre significativamente i casi di diffamazione e ingiuria, creando una comunità virtuale dove la libertà di espressione si bilancia con il rispetto per la dignità altrui. Proteggere la propria identità online è tanto importante quanto proteggere quella fisica, rendendo essenziale per tutti essere informati e preparati a difendersi dai leoni da tastiera.

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