Whistleblowing: la normativa in Italia e come adeguarsi

Whistleblowing

In un’epoca in cui la trasparenza e l’etica nel mondo del lavoro assumono un’importanza sempre maggiore, il whistleblowing si rivela uno strumento importante nella lotta contro le irregolarità e le condotte illecite all’interno delle organizzazioni.

In Italia, la normativa sul whistleblowing ha subito importanti evoluzioni per offrire maggiore protezione ai lavoratori che decidono di segnalare atti di corruzione o violazioni. Questo articolo esplora la normativa italiana sul whistleblowing, analizzando come le aziende possono adeguarsi a questi importanti requisiti legali.

Origine della normativa sul Whistleblowing

L’origine della normativa sul whistleblowing può essere tracciata negli Stati Uniti, dove il concetto ha iniziato a ricevere attenzione legislativa significativa a partire dagli anni ’70. Il termine whistleblowing deriva dall’azione di “soffiare il fischietto” (blow the whistle) per attirare l’attenzione su un’ingiustizia o un pericolo, simile a quanto fa un arbitro durante una partita per segnalare una violazione delle regole.

Negli Stati Uniti, una delle prime leggi a riconoscere e proteggere i whistleblower fu il False Claims Act (FCA), che includeva una disposizione nota come “qui tam”, permettendo ai privati cittadini di denunciare frodi contro il governo e di ricevere una percentuale di eventuali recuperi finanziari. Tuttavia, è stato con l’approvazione del Sarbanes-Oxley Act nel 2002, in risposta agli scandali finanziari di aziende come Enron e WorldCom, che la protezione dei whistleblower nel contesto aziendale ha guadagnato una forte enfasi. Questa legge ha introdotto rigorose disposizioni per la protezione dei dipendenti delle società quotate in borsa che segnalano frodi contabili e finanziarie.

Il Dodd-Frank Wall Street Reform and Consumer Protection Act del 2010 ha ulteriormente ampliato le protezioni e gli incentivi per i whistleblower, stabilendo un programma che consente alla Securities and Exchange Commission (SEC) di pagare un premio ai whistleblower che forniscono informazioni che portano a sanzioni monetarie significative.

Il recepimento in Italia

In Europa e in Italia, l’approccio alla normativa sul whistleblowing ha seguito una traiettoria leggermente diversa, focalizzandosi maggiormente sulla lotta alla corruzione e alla promozione della trasparenza. L’Italia ha introdotto disposizioni specifiche nella pubblica amministrazione con la legge n. 190/2012, nota come “legge anti-corruzione”, che è stata successivamente integrata e ampliata dalla legge n. 179/2017. Quest’ultima ha esteso la protezione ai lavoratori del settore privato che segnalano illeciti, obbligando le aziende a istituire canali sicuri e confidenziali per le segnalazioni e a proteggere i segnalanti da ritorsioni.

L’evoluzione della normativa sul whistleblowing riflette una crescente consapevolezza dell’importanza di tutelare coloro che si espongono per segnalare illeciti, riconoscendo il loro ruolo fondamentale nella prevenzione della corruzione, nella promozione dell’integrità e della trasparenza, e nel sostegno alla giustizia e alla sicurezza finanziaria.

Gli obblighi per le aziende

Le aziende sono tenute a implementare canali di segnalazione anonimi e sicuri, attraverso i quali i dipendenti possano effettuare le loro segnalazioni senza timore di ritorsioni. È inoltre necessario che le aziende istituiscano procedure chiare e trasparenti per la gestione delle segnalazioni, garantendo la riservatezza dell’identità del segnalante.

Gli obblighi per le aziende derivanti dalla normativa sul whistleblowing in Italia sono principalmente focalizzati su due aspetti: l’istituzione di canali di segnalazione adeguati e la protezione dei segnalanti da possibili ritorsioni. Questi obblighi hanno l’obiettivo di incoraggiare i dipendenti e i collaboratori a segnalare possibili illeciti o irregolarità osservate nell’ambito lavorativo, contribuendo così a creare un ambiente aziendale più etico e trasparente. Di seguito, vengono dettagliati gli obblighi principali per le aziende in base alla normativa sul whistleblowing:

  • Canali anonimi e sicuri: lLe aziende devono implementare canali attraverso i quali i lavoratori possono fare segnalazioni in modo anonimo e sicuro. Questo implica l’uso di sistemi che garantiscano la confidenzialità dell’identità del segnalante;
  • Accessibilità: i canali di segnalazione devono essere facilmente accessibili a tutti i lavoratori, indipendentemente dal loro ruolo o posizione all’interno dell’azienda;
  • Chiarezza e informazione: le aziende sono tenute a informare i lavoratori in modo chiaro e dettagliato su come utilizzare i canali di segnalazione e sulle protezioni legali previste per i segnalanti;
  • È fondamentale che le aziende adottino misure efficaci per proteggere i segnalanti da qualsiasi forma di ritorsione, discriminazione o penalizzazione a seguito della loro segnalazione;
  • Procedure di gestione: le aziende devono avere procedure chiare e trasparenti per la gestione delle segnalazioni, inclusa l’analisi e l’eventuale azione correttiva in risposta alle segnalazioni ricevute;
  • Responsabilità e formazione: deve essere designato un responsabile o un team incaricato di gestire le segnalazioni. Questo personale deve essere adeguatamente formato per trattare le segnalazioni in modo confidenziale, imparziale e professionale;
  • Registrazione delle segnalazioni: le aziende sono tenute a tenere una documentazione accurata delle segnalazioni ricevute e delle azioni intraprese in risposta;
  • Revisione e valutazione: è importante che le procedure di whistleblowing siano soggette a revisione periodica per assicurare la loro efficacia e conformità con la normativa vigente.

Per quali reati si applica la legge sul Whistleblowing

La legge sul whistleblowing in Italia, in particolare dopo l’introduzione della legge n. 179 del 2017, si applica a una vasta gamma di reati e irregolarità, estendendo notevolmente il suo campo d’applicazione rispetto al contesto iniziale, focalizzato principalmente sulla corruzione. Questa estensione ha lo scopo di incoraggiare la segnalazione di una serie più ampia di illeciti, contribuendo così a un ambiente lavorativo più etico e legale. Di seguito, sono elencati alcuni dei principali reati e categorie di illeciti per i quali si applica la legge sul whistleblowing:

  • Corruzione: qualsiasi forma di corruzione, sia essa in ambito pubblico che privato, rientra nell’ambito della legge sul whistleblowing. Ciò include la corruzione attiva e passiva, l’indebita induzione a dare o promettere utilità, nonché il traffico di influenze illecite;
  • Frode: la legge si applica anche alle segnalazioni di frode, comprese quelle finanziarie, contabili, bancarie, e in ambito di mercato e di investimenti;
  • Reati contro la pubblica amministrazione: questi includono una varietà di reati che compromettono l’integrità e il corretto funzionamento della pubblica amministrazione, come l’abuso d’ufficio, la peculato, e la malversazione a danno dello Stato;
  • Violenza o grave discriminazione sul lavoro: la protezione è estesa anche ai casi di violenza o gravi discriminazioni sul posto di lavoro, mirando a tutelare la dignità e i diritti dei lavoratori;
  • Violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro: le segnalazioni possono riguardare violazioni delle normative che tutelano la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, incluse le inosservanze delle misure di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali;
  • Reati ambientali: sono inclusi i reati che danneggiano l’ambiente, come l’inquinamento, lo smaltimento illegale di rifiuti, il danneggiamento di aree naturali protette, e altre violazioni delle leggi ambientali;
  • Tutela della privacy e dei dati personali: le segnalazioni relative alla violazione delle normative sulla protezione dei dati personali, in particolare il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) dell’Unione Europea, rientrano anch’esse nell’ambito della legge sul whistleblowing.

Adeguarsi alla normativa sul whistleblowing richiede un approccio strutturato che includa la formazione del personale, l’istituzione di canali di segnalazione anonimi e la creazione di una cultura aziendale che incoraggi la trasparenza e l’integrità. La compliance non è solo una questione legale, ma un investimento nella reputazione e nell’etica aziendale.

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