Elezioni USA 2024: Analisi della campagna elettorale di Trump contro Harris

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Le elezioni USA 2024 hanno conquistato un posto tra i momenti più importanti della politica degli Stati Uniti. Dopo anni di tensioni interne, crisi economiche e dibattiti a dir poco accesi sul futuro della nazione, il ritorno di Donald Trump sulla scena politica ha rimescolato le carte, col risultato che la competizione elettorale è diventata un vero e proprio scontro tra due visioni opposte ed estremamente polarizzate del paese. Da una parte, Kamala Harris ha provato a capitalizzare l’eredità dell’amministrazione Biden – il suo predecessore democratico – ma si è scontrata con le difficoltà interne del partito di appartenenza e con un’avversario capace di mobilitare il suo elettorale. Dall’altra, Trump – emblematico esponente del populismo conservatore e simbolo del movimento “Make America Great Again” – che ha ripreso la sua narrativa del 2016, fatta di messaggi diretti e di senso di appartenenza nazionale.

Il verdetto delle urne ha confermato la forza del trumpismo ma questo lo sappiamo tutti. Andiamo però a vedere come siamo arrivati a questo risultato, quali strategie politiche son state adottate e in che modo i media hanno influenza l’esito della competizione presidenziale.

Indice dei contenuti

Il contesto pre-elettorale: la crisi di Biden e l’ascesa di Kamala Harris

Le elezioni presidenziali del 2024 son state caratterizzate da una grande incertezza politica: Joe Biden, presidente dal 2020 ed eletto con la promessa di ristabilire il paese dopo l’epoca Trump, ha affrontato diverse crisi durante il suo mandato; ci basta pensare all’inflazione ai livelli critici durante il suo mandato, che ha eroso in maniera incisiva il potere d’acquisto delle famiglie americane. Oltre a questo, la crisi al confine con il Messico e la politica estera turbolenta hanno minato decisamente la fiducia degli elettori nella sua leadership.

Come se non bastasse, a pochi mesi dall’apertura delle primarie, le sue condizioni di salute e la sua età hanno spinto i Democratici a cercare delle alternative; ne è scaturito un acceso dibattito interno al partito che – dopo varie peripezie – ha portato all’individuazione del nome di Kamala Harris come candidata contro Trump.

L’amministrazione di Biden, però, era ormai ampiamente impopolare e questo ha portato come conseguenza la difficoltà a conquistare consensi per la Harris.

La strategia comunicativa di Donald Trump

Trump, come anticipato, ha costruito la sua elezioni USA 2024 facendo leva e riprendendo la stessa narrativa che lo portò alla presidenza già nel 2016: un messaggio diretto e provocatori che gioca sul senso di identità nazione e offre l’immagine di un’America forte e indipendente. La sua base elettorale – a cui bisogna dar atto di coesione e resilienza – era popolata da tutte quelle persone contrarie alle politiche progressiste e desiderose di un cambiamento rispetto alla politica di Biden.

Il suo stile comunicativo, caratterizzato da un’innegabile aggressività, ha esaltato i suoi slogan e soprattutto ha dato forza alla sua retorica anti-establishment. La sua narrazione vittimistica, contro un sistema corrotto, ha avuto una grande risonanza poiché furbescamente Trump ha bypassato il circuito informativo tradizionale e si è rivolto direttamente ai suoi sostenitore attraverso i social media. Le sue ripetute affermazioni riguardo a presunti brogli elettorali e le teorie relative a verità alternative (quasi complottistiche), hanno consolidato la sua immagine come unica voce autentica per una significativa pare degli elettori.

Con questo approccio, è riuscito a raccogliere un consistente sostegno tra i suoi elettori, in particolare durante eventi e comizi che hanno registrato un’affluenza massiccia. Tuttavia, la strategia di Trump non ha raccolto solo consensi. Difatti, la società americana in queste elezioni ha mostrato un volto diverso, dove la polarizzazione estrema ha fatto da padrone e il divario tra le due fazioni era evidentissimo.

Il ruolo delle fake news e della disinformazione

Un elemento centrale della strategia adottata da Trump è consistito proprio nella manipolazione dell’informazione. Come dicevamo, le accuse di brogli elettorali, le teorie complottistiche e le critiche ai canali comunicativi tradizionali hanno alimentato l’idea che Trump fosse l’unico candidato capace di difendere “la vera America”. Una strategia intelligente, fatta per rafforzare la sua base ma anche per conquistare il voto di tutti quei cittadini fortemente provati dalla crisi dell’inflazione e quindi desiderosi di un cambiamento.

L’attacco diretto a Kamala Harris

Trump e il suo team hanno portato avanti una campagna elettorale aggressiva contro Kamala Harris, andando a contestare la sua capacità di leadership e la sua idoneità a governare. Le critiche su cui si son concentrati erano relative alla politiche progressiste dell’amministrazione Biden – di cui era la vice – sui temi dell’immigrazione, sicurezza e inflazione, tutti temi molto rilevanti per l’elettorale repubblicano ma non solo. Nonostante la crescente visibilità della Harris, la sua candidatura si è scontrata prima con le difficoltà interne al partito e poi con la disuguaglianza di trattamento sui media e con l’opposizione dei circoli tradizionali, probabilmente dovuta anche ai pregiudizi nei riguardi di una donna in una posizione così elevata.

La strategia comunicativa di Kamala Harris

La campagna elettorale di Kamala Harris si è basata su una comunicazione molto più inclusiva – in netto contrasto con i toni aggressivi e divisivi di Trump  – mirata a coinvolgere le minoranze, i giovani e le donne, in pieno stile democratico. La sua retorica ha cercato di enfatizzare tutte quelle questioni legate alla giustizia sociale, ai diritti civili e alla lotta al cambiamento climatico.

Il suo stile comunicativo si è rivelato molto più istituzionale ed ha puntato su video emozionali, storie vere, narrazioni e testimonianze, opportunamente progettati per crea un legame concreto con l’elettorato. Quello che però ha giocato a suo sfavore è stato il pregiudizio di apparire come una candidata non forte e poco carismatica. Ovviamente, durante la sua campagna, ha cercato di ribaltare questa percezione, con tutte le scelte strategiche possibili, ma evidentemente non è bastato.

Il contrasto con Trump: democrazia vs autoritarismo

Il principale punto di forza della campagna della Harris è stata la difesa della democrazia, contro la minaccia del Trumpismo. In un’altra epoca, tale leva sarebbe stata vincente, poiché la paura relativa alla rielezione di qualcuno in grado di compromettere le istituzioni democratiche era più forte di tutto. Nell’epoca in cui stiamo vivendo, invece, la teoria del complotto e del “contro-sistema” funziona molto di più, persino con alcuni segmenti di elettori di base democratica.

Il verdetto delle urne: la vittoria di Trump

Alla fine, Donald Trump è riuscito a riconquistare la Casa Bianca, dimostrando che il suo messaggi ha ancora un impatto significativo su una consistente parte dell’elettorato americano. Ha saputo sfruttare sia le debolezze dell’amministrazione Biden sia le incertezze intorno alla figura della Harris, convincendo quindi gli elettori che solo lui poteva risolvere tutte le problematiche dell’America.

La sua vittoria segna davvero uno svolta cruciale, con il ritorno di un leader che ha diviso il paese ma che ha individuato e raccolto il malcontento diffuso durante il governo Biden. Ora, davanti a questo nuovo ciclo politico, gli americani dovranno far fronte comunque alle implicazioni della sua presidenza, relative alla democrazia americana ma anche e soprattutto agli equilibri internazionali.

Quel che emerge dai risultati, oltre al vincitore e alle relative implicazioni, è che il marketing politico anche in questa competizione ha avuto un ruolo ed un potere rilevanti, dimostrando ancora una volta l’importanza di una comunicazione politica strategica, che solo chi è del mestiere può garantire.

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